L'estate del 1968 è ben impressa nella mia memoria. Se per meno di due mesi non ho potuto godere della ferrovia aperta ed in piena attività e mai saprò come splendido dovesse essere un viaggio tra i monti della Valnerina fino a Norcia,di certo, il fatto che questa fosse chiusa,mi permise di fare cose che bambino quale ero avrei potuto solo sognarmele.
Convincevo,con facilità
,la nonna a portarmi nella stazione di Spoleto città. Nonna si sedeva su di una panchina del maciapiede di stazione sulla quale vegliava un frondoso ed imponente albero. Prendeva da una borsa capiente il suo lavoro e "attaccava" a cucire,cosa che solitamente durava qualche ora,fosse della mattina o del pomeriggio.
Io mi scatenavo con i treni della Spoleto. Le rimorchiate erano accantonate per bene sul piazzale. Ricordo che le agganciavo e sganciavo in continuazione. Ero piccolo,pertanto,avevo difficoltà con i tubi della pneumatica,non mi riusciva di coniugarli e mi sfuggivano quasi fossero anguille!
Gli interni delle vetture mi affascinavano. Mi raccontavano avventure di chissà quali viaggi. Sapevano di legno antico,tabacco e polvere. L'arredamento era spartano,le panche di legno e ricordo una vettura nel fondo del piazzale,alquanto malmessa....
Poi,c'erano gli scambi che giravo con una certa fatica
ma quante storie fantasticavo e che incredibili manovre!
I carri merci erano accantonati verso il piccolo fabbricato dello scalo merci,però erano inaccessibili per via dei portelloni che non mi riusciva di aprire.
Tutto potevo fare,tranne avvicinarmi alla rimessa che ne ero convinto,nascondeva chissà quali misteri... Implacabile usciva il custode a redarguire la mia giovanile esuberanza. Tuttavia una mattina accadde l'incredibile!
Una delle porte della rimessa si apri e un piccolo veicolo a motore trainò fuori una delle elettromotrici ricostruite.
Ricordo che rimasi colpito dalla loro imponenza rispetto alle rimorchiate ma anche al fatto che la sagoma della cassa se ne differenziava notevolmente e forse anche la colorazione chiara con alcune parti azzurre contribuiva a farle apparire più grandi, ai miei occhi di bambino,di ciò che erano. La manovra durò qualche minuto,quindi l'elettromotrice venne spinta di nuovo nella rimessa.
Ogni tanto,comunque,qualcosa circolava sul piazzale,vedevo i segni sulle rotaie,forse solo carrelli che recuperavano materiali vari.
Ecco,quell'estate me la porto ancora dentro. Spensierata,fantastica,affascinata:una passione travolgente che per sempre mi avrebbe legato al treno e al modo delle ferrovie....
Max RTVT